Il colesterolo è una sostanza grassa di fondamentale importanza per il nostro organismo. Come tutte le sostanze grasse non è solubile nel sangue, perciò deve essere "imballata" in composti proteici solubili. Questi sono chiamati lipoproteine e trasportano anche altre sostanze come trigliceridi e acidi grassi. Esistono vari tipi di lipoproteine che hanno composizioni diverse. È importante capire che quando in medicina si dice colesterolo in realtà si intende lipoproteine. Il metabolismo delle lipoproteine è molto complesso e non ancora compreso in tutti i suoi dettagli. Ogni tipo di lipoproteina ha funzioni specifiche che, semplificando molto, possiamo riassumere nelle seguenti funzioni:

  • i chilomicroni sono formati nell'intestino e hanno la funzione di portare trigliceridi e colesterolo dall'intestino nella circolazione sanguigna. Contengono solo circa il 4% di colesterolo e lungo il loro percorso assorbono proteine dalle HDL e cedono gli acidi grassi contenuti nei trigliceridi alle cellule, mentre i componenti rimanenti (come il colesterolo) tornano nel fegato, dove vengono assorbiti;
  • le VLDL (Very Low Density Lipoproteins, ovvero lipoproteine a densità molto bassa) sono assemblate dal fegato e contengono 20-25% di colesterolo. La loro funzione è primariamente quella di portare trigliceridi ai muscoli e ad altre cellule. Lungo il percorso assorbono proteine e cedono acidi grassi e trigliceridi, quello che rimane viene in parte assorbito dalle HDL e in parte trasformato in IDL;
  • le IDL (Intermediate Density Lipoproteins, ovvero lipoproteine a densità intermedia) contengono 40-45% di colesterolo e diventano LDLD se cedono ulteriori trigliceridi alle cellule, altrimenti tornano nel fegato, dove sono assorbite;
  • le LDL (Low Density Lipoproteins, ovvero lipoproteine a densità bassa) contengono 45-60% di colesterolo e il loro compito è rifornire tutte le cellule dell'organismo con colesterolo. Buona parte delle LDL sono assorbite dal fegato e utilizzate per la produzione di bile;
  • le HDL (High Density Lipoproteins, ovvero lipoproteine ad alta densità) sono prodotte nell'intestino, nel fegato e dal metabolismo dei chilomicroni e delle VLDL. In origine sono formate principalmente da proteine e contengono pochissimo colesterolo, in seguito si caricano con il colesterolo libero che trovano e lo portano al fegato. Perciò, per quanto riguarda il colesterolo, la loro funzione è, da una parte portare via il colesterolo assimilato nell'intestino e, dall'altra, fare da spazzino per il colesterolo libero e per quello "vecchio" nelle parete delle cellule.
 
 

In realtà il metabolismo lipidico è molto più complesso perché dipende dalle interazioni con una serie di altri metabolismi.

Il colesterolo è indispensabile per numerose funzioni vitali dell’organismo:
• la formazione della membrana di tutte le cellule;
• il funzionamento, la crescita e la divisione cellulare;
• la produzione di steroidi che regolano il cambio idrosalino;
• la produzione di cortisolo e cortisone che regolano il ricambio di zuccheri e proteine ed esercitano un’azione antistress e antinfiammatoria;
• la produzione di aldosterone che regola il metabolismo minerale;
• la produzione di ormoni sessuali maschili e femminili;
• la produzione della vitamina D.

 

Colesterolemia

La quantità totale di lipoproteine presenti nel sangue, misurata in mg/dl, è chiamata colesterolemia. Indicativamente 25% delle lipoproteine del sangue appartengono alle HDL e circa il 75% agli altri tipi di lipoproteine. Il valore della colesterolemia varia costantemente secondo tutta una serie di parametri. Tuttavia, esistono solo pochi studi di vecchia data sulle variazioni della colesterolemia, anche se tutti dimostrano che il livello varia normalmente fino a 50% in base a fattori come stress, attività sportiva, stagione, ecc. Inoltre, è strettamente legato all’età.

Il corpo dispone di un sistema di autoregolazione del livello delle lipoproteine che tiene conto delle esigenze dell’organismo che variano continuamente. Si tratta di un meccanismo molto complesso che fa sì che il fegato produca la quantità di lipoproteine necessarie in un dato momento. Considerando questi fatti diventa praticamente impossibile parlare di valori “normali” di colesterolemia. Per esempio, una persona che pratica regolarmente e intensamente sport o che si trova in situazione di costante stress ha valori più alti, perché la corteccia surrenale richiede più colesterolo per produrre ormoni antistress.
Stabilire il livello medio di colesterolemia di una persona non è impresa facile, per via dei continui cambiamenti. Di certo non basta un’analisi per determinarlo, ma ci vorrebbe una serie di analisi distribuite durante l’anno per ottenere una media forse più attendibile.

Ora che abbiamo chiarito alcuni fatti sul colesterolo, possiamo occuparci delle favole o, se preferite, degli inganni.

 

Colesterolo e alimentazione

Da alcuni studi sul rapporto tra colesterolemia e alimentazione risulterebbe una correlazione tra certi regimi alimentari e il valore di colesterolemia. Partendo da questi dati la medicina e l’industria olearia hanno sostenuto per decenni che mangiare più colesterolo aumenta il livello di colesterolemia. Sarebbe un po’ come dire che siccome i cinesi mangiano molto riso e hanno gli occhi a mandorla, allora il riso causa gli occhi a mandorla. A sentire un’affermazione di questo tipo chiunque si metterebbe a ridere, ma quando qualche esperto di medicina fa lo stesso ragionamento, come per magia questo diventa verità. Invece di fare deduzioni affrettate, vediamo meglio se esiste veramente un reale rapporto di causa-effetto.
I popoli che si nutrono principalmente di carne, notoriamente ricca di colesterolo, come quelli delle regioni polari o i Masai in Africa, hanno valori di colesterolemia più bassi rispetto agli europei o agli statunitensi.
Uno dei pochi studi non finanziati dall’industria della margarina su un numero consistente di persone è lo studio VERA, commissionato dal Governo Federale Tedesco negli anni ‘90. Questo studio analizzava le abitudini di vita e le ripercussioni di queste sulla salute del popolo tedesco. Circa l’80% del colesterolo viene prodotto dal fegato nella quantità richiesta dall’organismo. Naturalmente qualsiasi dieta o abitudine di vita che mette a dura prova le funzioni epatiche potrebbe aumentare il colesterolo, ma solo se e quando il fegato non fosse più in grado di regolare la colesterolemia secondo le esigenze dell’organismo. Perciò è importantissimo seguire una dieta qualitativamente e quantitativamente equilibrata, nonché uno stile di vita salutare, ma non è necessario occuparsi del consumo di colesterolo. Lo studio VERA ha dimostrato che non esiste nessuna correlazione tra il consumo di colesterolo e la colesterolemia.

Colesterolo e malattie

Le malattie vascolari sono diventate un vero flagello nel mondo dell’industrializzazione e la medicina e l’industria farmaceutica hanno accusato come responsabile il colesterolo. La campagna pubblicitaria fatta per vendere i medicinali anticolesterolo è stata così ben condotta che l’equazione “colesterolo alto = infarto” è diventata ormai un dogma.
In realtà si tratta di un clamoroso inganno, di cui sono vittime anche tanti medici. Studi prestigiosissimi pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche ne parlano da oltre 30 anni. Uno dei primi e più rappresentativi è lo studio di Framingham, iniziato negli anni ‘50. Già negli anni ‘80 aveva stabilito che non esiste una correlazione statisticamente significativa tra colesterolemia sotto i 300 mg/dl e la sclerosi coronaria in persone sopra i 50 anni, e che valori sotto i 200 mg/dl sono legati a un aumento di tumori e ictus.
Uno dei primi studi sul collegamento tra colesterolemia e infarto è stato quello della Carelia, una regione del nord della Finlandia, dove il governo ha promosso una campagna per il miglioramento dell’alimentazione, dello stile di vita e per l’assunzione di medicinali anticolesterolo.
In 20 anni di studio il numero di decessi per infarto è sceso del 20% e questo dato è stato mostrato come una conferma della pericolosità del colesterolo. Ma c’è un piccolo particolare: gli scienziati si sono “dimenticati” di controllare i dati delle altre regioni della Finlandia, dove nello stesso periodo i decessi per infarto son diminuiti del 22% invece che del 20%, come ha dimostrato Vertiainen nel 1994.

 

Il buono e il cattivo

Sembra il titolo di un western, ma in realtà parliamo dell’ultima trovata dell’industria farmaceutica per poter negare l’evidenza emersa da tutte le ricerche indipendenti degli ultimi 30 anni. Secondo loro l’LDL colesterolo, che è quello che viene portato dal fegato a tutte le cellule del corpo per assolvere a tante funzioni essenziali alla vita sarebbe “cattivo”; invece, l’HDL colesterolo, cioè gli “scarti” che vengono raccolti in giro e portati nel fegato sarebbero “buoni”.
La relazione tra HDL e salute è invece molto più semplice: più spazzini tengono più pulito, perciò aumentare le HDL aumenta la salute. Ma per aumentare le HDL non ci sono farmaci, perciò niente pubblicità, niente soldi, niente ricerche. Le povere LDL, chiamate “cattive”, in tutto questo non c’entrano proprio nulla! Vari ricercatori critici sostengono da decenni che una colesterolemia alta di per sé non è un fattore di rischio per l’infarto, ma solo un campanello d’allarme per problemi metabolici generali dovuti a un non perfetto funzionamento delle attività epatiche.

Cosa fare

Migliorare le funzioni epatiche è l’unico modo per regolare adeguatamente il livello di colesterolemia. È il fegato che produce buona parte delle lipoproteine e che smonta quelle in eccesso o vecchie perché siano riutilizzabili. Il fegato regola il livello di colesterolemia secondo il bisogno dell’organismo con variazioni quotidiane, stagionali e nell’arco della vita.
Valori alti indicano disfunzioni epatiche che richiedono interventi per alleggerire il lavoro del fegato:

  • evitare eccessi alimentari;
  • evitare fritti e alimenti eccessivamente grassi;
  • evitare il caffè;
  • ridurre il consumo di alimenti difficilmente digeribili e grassi idrogenati;
  • ridurre l’assunzione di alimenti raffinati;
  • non superare l’equivalente di 2 bicchieri di vino al giorno;
  • fare regolare attività fisica senza esagerare;
  • non arrabbiarsi.

Oltre a queste semplici regole si può aiutare il fegato e il metabolismo lipidico con alcuni prodotti della natura.

I gemmoderivati Fraxinus excelsior, Olea europea, Prunus amygdalus gemme, Betula verrucosa linfa, Juniperus comunis e Silybum marianum (miscela Coles) stimolano le funzioni del fegato legate al metabolismo dei grassi. Assunti per 2-3 mesi favoriscono le funzioni epatiche che agiscono sui normali valori del colesterolo, ma anche a un miglior benessere generale.
Inoltre, il superalimento Alen aiuta il metabolismo, non solo dei grassi, ma anche delle altre sostanze, e contribuisce alla normalizzazione del livello di colesterolemia.

 

di Hubert Bösch

Categoria: Salute e Benessere , Visione Olistica
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