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Con il termine metalli pesanti si intende una serie di elementi chimici non essenziali per l'uomo, presenti naturalmente nella crosta terrestre, nel terreno, nell'acqua e nell'atmosfera in piccole quantità. Le attività estrattive, i processi industriali, l’incenerimento dei rifiuti, il traffico delle auto, alcune attività agricole e altre attività umane causano la mobilizzazione di questi metalli che finiscono per contaminare l’ambiente e gli alimenti.
Attraverso l’inalazione e l’ingestione di cibo siamo quindi esposti a questi metalli che si accumulano gradualmente nel nostro organismo causando talvolta un alto grado di tossicità e danni importanti che interferiscono con il normale metabolismo cellulare arrivando a ostacolare il corretto svolgimento di funzioni vitali.
I metalli pesanti hanno spesso una capacità battericida e fungicida ma gli studi hanno dimostrato come, nel lungo periodo, la situazione degeneri perché molti microrganismi hanno la capacità di adattarsi a queste sostanze, che, perso il loro valore curativo, si depositano nell’organismo accumulandosi e danneggiando le cellule dei tessuti nei quali si depositano, e facilitano la proliferazione dei microorganismi estranei.
I lavori di Ludwig, Voll e altri studiosi effettuati in Germania, Giappone e negli USA, hanno dimostrato che i microrganismi si annidano nelle nicchie del corpo in cui si vengono a trovare le maggiori quantità di metalli tossici. In questi siti, le cellule del sistema immunitario si indeboliscono, mentre i microrganismi proliferano liberamente. I denti, le mascelle, le placche di Peyer nella parete intestinale, il tessuto connettivo e i gangli autonomi, sono normalmente i luoghi prediletti dai metalli, dove i microrganismi si moltiplicano facilmente. Inoltre queste zone presentano dei vasi stretti, dove scorre poco ossigeno, sangue e sostanze nutritive, il ché favorisce la proliferazione di batteri, micosi e virus.
Una volta riscontrato l’accumulo di questi metalli, l’importante è trovare un modo per riuscire a eliminarli dal nostro corpo. La terapia che si occupa di fare questo ha il nome di terapia chelante. Con questa terapia, un agente chelante viene inserito oralmente, per via intramuscolare o per via endovenosa. I tre più comuni agenti chelanti sono il calcio disodio edetato, il dimercaprolo e la penicillamina.
L'agente chelante circonda e si lega al metallo nei tessuti del corpo formando un complesso che viene filtrato dal sangue e dai reni e, successivamente, viene espulso con le urine.
La natura però ci offre dei rimedi del tutto naturali per effettuare una detossificazione profonda dei tessuti e degli organi del nostro corpo.
Il tema della depurazione appare in ogni ambito, da quello spirituale a quello biologico, è cioè prassi aver cura di eliminare ciò che non serve o che è tossico.
La natura ha i suoi automatismi in termini di depurazione, ma certamente l’assiduo inquinamento dovuto all’uomo, unito a stili di vita disallineati con le naturali esigenze della specie umana, non permettono a questi meccanismi di agire al meglio, oltretutto anche le forme inquinanti sempre più micro e nano che troviamo rischiano di essere sempre meno biocompatibili e pertanto meno visibili ai sistemi di difesa dell’organismo, generando scorie a volte molto subdole, come appunto quelle dei metalli pesanti. Non è un caso che siano state valutate delle correlazioni tra accumulo di alluminio a livello del sistema nervoso sia nelle sindromi autistiche che nelle malattie degenerative come l’Alzheimer. Altre correlazioni invece evidenziano che patologie come le suddette siano concomitanti anche con un’alterazione cronica della flora intestinale e non è improprio pensare che il problema, quando appunto cronico, abbia a che fare con un certo grado di intossicazione e relativo stato di infiammazione più o meno silente o manifesto. Viene da pensare che anche i metalli possano quindi avere delle relazioni con quanto appena detto. Nonostante vi siano dei range che in qualche modo evidenziano livelli di pericolosità riconosciuta, non è chiaro invece se ve ne siano altri che comunque sia possano, in maniera più subdola e meno evidente, portare appunto a forme di flogosi silente da microscorie. Noi ce lo domandiamo e capiamo che sia difficile avere risposte nette per l’assenza di studi longitudinali mirati o perché certe misurazioni in ambito scientifico ancora non sono in grado di stabilire nettamente certe relazioni. Ma la ponderatezza nel premunirsi è un fatto del buon senso che non sempre può essere delegato ad altri o al futuro.
Tornando alle tematiche sopracitate rispetto alle proliferazioni batteriche si potrebbe anche ipotizzare che dove vi sia flogosi (infiammazione) il metallo tenda ad accumularsi venendosi a disattivare il normale processo eliminatorio e favorendo di conseguenza la proliferazione dei saprofiti, inducendoci a pensare che il metallo diventi indice di infiammazione cronica.
Oltre alle considerazioni appena fatte, studiando il comportamento dei metalli nell’ambito delle energie sottili, abbiamo compreso come essi possano conservare delle informazioni (campi bioenergetici) in maniera più stabile dell’acqua. Potremmo quindi ipotizzare che la presenza dei metalli nell’organismo possa andare ad amplificare inerzie nei confronti della malattia o freni nei confronti della guarigione. A parità di metalli questo potrebbe giustificare livelli di infiammazione diversi a seconda della persona e del contesto quindi il rischio non è tanto nei metalli in sé (entro certi limiti), quanto piuttosto nella maggiore inerzia che possono conferire all’intossicazione e alla malattia. Potremmo anche conviverci dignitosamente ma quando ci trovassimo di fronte a un problema serio potrebbero fungere da amplificatore. A questo punto potrebbe essere più lungimirante liberarsene evitando aprioristicamente il bioaccumolo. Per permettere ciò occorre una strategia.
In modo intuitivo abbiamo pensato di unire nel multiestratto DRENA PLUS varie tipologie di preparati per coinvolgere l’organismo secondo varie modalità in una depurazione multilivello seguendo come principio quello del sostegno sistemico attraverso il drenaggio cellulare, l’attivazione emuntoriale, e il coinvolgimento anche di quella parte detta psicosomatica.
In prima linea abbiamo i gemmoderivati, che mirano a un drenaggio a livello intestinale, linfatico, nervoso, metabolico, epato-renale, del sistema macrofagico istiocitario (SRE) e questo non avviene con un’azione di stimolo diretto ma indiretto, partendo appunto dall’affinità di questi rimedi con il riequilibrio cellulare, oltre a funzioni di tipo antiossidante e perfino eubiotiche (Malus domestica gemme, Juglans regia gemme, Syringa vulgaris gemme, Prunus spinosa gemme, Betula verrucosa linfa).
Sono poi gli estratti idroalcolici ad avere una conseguente funzione più attivatrice a livello emuntoriale con in questo caso tropismo verso intestino, fegato, reni, pelle dove esercitano anche funzione protettiva (coriandolo, ortica, elicriso, tarassaco, ginepro, gramigna).
Gli oli essenziali, grandi attivatori metabolici, intervengono poi per dare sostegno e protezione a livello intestinale, nervoso ed epatico (curcuma e coriandolo) e apportando energia per l’intero processo.
Non per ultimi i rimedi floreali, che mirano a coinvolgere quelle che possono talvolta essere lette come cause psicosomatiche che predispongono a un accumulo di metalli o di altre particolari tossine, rispondendo a tematiche di sfiducia verso il mondo esterno, aspettative di un mondo puro, scarso adattamento alle condizioni di vita vigenti con atteggiamenti di chiusura o passività (Self Heal e Wild Rose).
Così come talvolta un effetto iatrogeno può scombussolare un sistema biologico, allo stesso modo questo multiestratto può indirizzare verso un riassetto sistemico anche piuttosto netto. I tempi di assunzione pertanto sono circoscritti a 3-4 settimane e conviene aspettare qualche mese (circa 5-6) qualora si intenda ripetere il ciclo.
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